Dice bene chi afferma che il calcio non è una scienza esatta, perché la bellezza di questo sport consiste nel rendere tutto possibile e viceversa, senza che nessuno riesca a spiegarne realmente il motivo.
La ragione per la quale Luca Caldirola, ventinovenne difensore del Benevento, non abbia ancora esordito nella massima serie risiede evidentemente proprio nell’assunto sopra citato. Eppure bravura, esperienza, voglia di raggiungere obiettivi, non gli mancano e (aggiungiamo noi) non gli sono mai mancate. Importante è esserci finalmente arrivato e pazienza se per calcare per la prima volta da protagonista un campo di serie A dovrà attendere la seconda giornata, visto il rinvio di Benevento-Inter.
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Talento di ritorno
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Caldirola è quello che potremmo definire il tipico esempio di giocatore di talento incapace di compiere il definitivo salto di qualità che gli avrebbe permesso immediatamente di misurarsi con il grande calcio. Non solo per colpa sua, ma anche per via di quell’atavico vizio che vede i nostri giovani giudicati troppo in fretta, così da preferirgli troppo spesso calciatori provenienti dall’estero di dubbio valore. Non sapremo quale sia la verità in merito alla specifica questione, ciò che resta sconosciuto è perché nessun club italiano non abbia creduto in lui prima del Benevento.
Emigrato in Germania, dove ha vestito e onorato le casacche di Werder Brema e Darmstadt in Bundesliga, vanta anche un’esperienza in Eredivisie con la maglia del Vitesse. Un bagaglio di esperienze notevole che hanno paradossalmente finito per allentarlo dai radar del nostro calcio, incapace di guardare oltre i propri confini quando si tratta di favorire cavalli di ritorno. Pensate ai tanti calciatori italiani in giro per il Mondo che corrono il concreto rischio di finire fuori dal giro della Nazionale: qualcosa di cui facciamo ancora fatica a comprenderne le motivazioni.
Dopo alcune frizioni con la dirigenza del Werder, Caldirola ha deciso che era giunto il momento di tornare a casa. Soltanto allora qualcuno si è accorto della sua reale esistenza, probabilmente per via del percorso intrapreso sin da bambino nel settore giovanile dell’Inter culminato con l’esordio in prima squadra in Champions League, oppure delle sue esperienze in B con Cesena e Brescia, senza dimenticare le 31 presenze con l’Under 21 e l’Europeo di categoria disputato da capitano nel 2013.
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Attesa (in)finita
Pasquale Foggia è stato in grado in questi anni di riportare dietro la sua scrivania di direttore sportivo lo stesso estro di cui era dotato da calciatore, intuendo prima degli altri la potenziale redditività di un’operazione neanche troppo laboriosa da concludere. Punto fermo della retroguardia del Benevento durante la stagione da record che ha riportato il club campano in A dopo la prima storica promozione del 2017, Caldirola si candida a un campionato da protagonista nonostante la fastidiosa etichetta di esordiente assoluto. Difensore centrale mancino dal piede educato, fa del gioco aereo uno dei suoi punti di forza (62% di “duelli aerei” vinti nell’ultimo campionato), non disdegnando le sortite offensive sugli sviluppi delle palle inattive.
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Leader silenzioso che sa farsi sentire anche in campo, dotato di grande personalità, è tra quei giocatori ai quali Inzaghi non rinuncia praticamente mai. Al fianco di Kamil Glik, Caldirola andrà a comporre una delle coppie di centrali più affiatate del torneo, la diga difensiva sulla quale poggeranno le speranze di salvezza della Strega.