Due anni fa la grande occasione per Luca Garritano di vestire la maglia della squadra della sua città. La scorsa estate, il malinconico addio di chi in fondo sapeva di non essere riuscito a dare tutto se stesso. Qualche giorno fa, la rete capace di far gioire in un colpo solo due tifoserie.
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Un viaggio partito da lontano
Luca Garritano è senza dubbio l’uomo copertina dell’ultima giornata del campionato di serie B, l’eroe di due mondi lontani, diametralmente opposti, eppure uniti per una sera sotto il segno del ragazzo di Calabria. Sì perché segnando al Pescara, ha contemporaneamente regalato al Chievo Verona la certezza di disputare i playoff e permesso al Cosenza di garantirsi la salvezza matematica senza passare attraverso le forche caudine dei playout.
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Una rete dal valore simbolico inestimabile per chi come lui, andato via di casa a soli quattordici anni, è diventato grande nel corso degli anni passando attraverso numerose esperienze (non sempre positive). Per molti, questa storia è un cerchio che si chiude. Una sorta di parabola destinata ad essere tramandata negli anni a venire. Lo stadio comunale San Vito – Gigi Marulla, sorge proprio nel rione San Vito, il quartiere dove ventisei anni fa nacque Luca.
Un predestinato, pescato dagli osservatori dell’Inter nel Real Cosenza e trasferitosi a Milano all’età di 14 anni. Nato milanista, per anni è stato considerato uno dei fiori all’occhiello del vivaio nerazzurro, vista la capacità di lasciare il segno in tutte le categorie disputate. Percorso netto, dai Giovanissimi nazionali, fino alla prima squadra. Nel mezzo, la conquista del “Torneo città di Arco” con gli Allievi regionali, il titolo di campione d’Italia con la Beretti Juniores e lo Scudetto Primavera.
La lezione dell’Inter
Garritano ha indossato in cinque occasioni la maglia dell’Inter (due presenze in Europa League) in seguito all’avvento sulla panchina nerazzurra di Andrea Stramaccioni, il tecnico che dopo aver condotto i suoi ragazzi alla conquista della NextGen Series nel 2012, venne promosso alla guida della prima squadra per espresso volere di Massimo Moratti.
Nel breve interregno dell’allora emergente allenatore romano, furono molti i giovani ai quali fu concessa l’opportunità di fare il grande salto, senza tuttavia che nessuno riuscisse a lasciare veramente il segno. Quello che sembrava poter essere il nuovo corso intrapreso dall’Inter, sulla scia di quanto avvenuto in altre piazze europee, in realtà si interruppe molto presto.
Troppo alte le aspettative di un ambiente ancora troppo abituato ai successi del recente passato per una pattuglia di giovani talenti di belle speranze che per la prima volta si affacciavano al grande calcio. Tra questi, anche il classe ‘94, ceduto al Cesena in comproprietà già nel 2011 ma rimasto in nerazzurro ancora per due anni.
Il tempo necessario per avere il privilegio di allenarsi accanto a grandi campioni dai quali apprendere il più possibile soprattutto in termini di cultura del lavoro e voglia di migliorarsi attraverso il lavoro quotidiano sul campo.
Il viaggio di Garritano è proseguito altrove, senza apparenti rimpianti. Scoprire quale fosse la giusta dimensione, la posizione in campo più adatta alle proprie caratteristiche, forgiarne quel carattere che potesse garantirgli un futuro pieno di soddisfazioni, sono state per lui le sfide più difficili da affrontare dopo aver definitivamente lasciato la casa madre nel 2015.
Le esperienze con Cesena e Modena ne consacrano il valore e lo status di giocatore di categoria, elemento dal quale non si può prescindere se si vuole costruire una squadra che punti all’obiettivo massimo.
Nel 2017 il Chievo Verona assume le sembianze dell’occasione tanto attesa di affermarsi in serie A, ma ancora una volta bastano solo pochi mesi per fargli cambiare aria e decidere di scendere nuovamente di categoria.
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La metamorfosi
Nel frattempo, da esterno d’attacco abile anche nel ruolo di trequartista dietro le punte, Garritano si è trasformato in una mezzala di qualità. Il primo a intuirne le potenzialità è stato Andrea Camplone a Cesena, ma è soprattutto a lui che si deve la crescita in una delle posizioni più delicate da ricoprire nel calcio moderno.
L’abbondanza di attaccanti esterni ha suggerito anche ad Alfredo Aglietti, subentrato a Michele Marcolini sulla panchina del Chievo, di dare continuità a questo nuovo percorso. Vicino al traguardo delle duecento presenze in B, Garritano ha messo a segno 3 reti in questo campionato, eguagliando il suo precedente record (con il Modena furono 5 compresi i playout).
Tre gol decisivi, contro Pordenone, Benevento e Pescara, segno evidente di come abbia decisamente innalzato il livello delle prestazioni, divenendo più incisivo rispetto al passato da giocatore piuttosto “fumoso”.
L’improvvisa celebrità derivatagli dalla rete con cui ha permesso al Cosenza di ottenere una miracolosa salvezza, ha riportato agli onori delle cronache un talento ancora relativamente giovane che credevamo di aver smarrito.
La speranza è senza dubbio quella di ritrovarlo presto in Serie A, certamente più maturo e senza la fastidiosa etichetta di eterna promessa. Il percorso del resto, è ben più importante della meta raggiunta.