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La pinna bene in vista, il gol come amico fidato e una salvezza da conquistare. A ventisette anni compiuti da pochi giorni Francesco Forte, per tutti semplicemente “lo Squalo”, sta vivendo la miglior stagione della sua carriera.

Un successo tanto inaspettato quanto meritato soprattutto per chi come lui, ex giovane talento di belle speranze, ha girovagato in lungo e in largo per le serie minori (Forlì, Lucchese, Cremonese, Teramo, Perugia, Spezia) fino addirittura a spingersi fino in Belgio in cerca di continuità.

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Il nostro calcio, dopo averne scoperto e apprezzato le doti in gioventù, sembrava non essere più disposto a concedergli la giusta possibilità. Fino all’intuizione di Ciro Polito, ex portiere di A e B, da qualche anno direttore sportivo della Juve Stabia. La squadra capace di riportarlo in Italia, riuscendo a far emergere definitivamente le grandi doti realizzative rimaste fino a quel momento sepolte sotto una coltre di diffidenza e pregiudizi.

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Francesco Forte, zingaro del gol

La Pro League, massima divisione del campionato belga, è stata per un anno la casa del centravanti romano cresciuto nel settore giovanile dell’Inter sotto la guida di Andrea Stramaccioni. Un campionato molto spesso sottovalutato, nel quale Forte è riuscito a mettere a segno 8 reti ma soprattutto a crescere come giocatore e come professionista.

Un italiano in Belgio, proprio come i nostri connazionali emigrati in Vallonia per lavorare nelle miniere di carbone già nell’Ottocento. Probabilmente un po’ spaesato ma consapevole del fatto che un’esperienza all’estero avrebbe potuto rappresentare una tappa importante nel percorso di crescita di calciatore in cerca della sua reale dimensione.

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Una scelta non da tutti quella di trasferirsi al Waasland-Beveren dopo la stagione con la maglia dello Spezia, al fianco di Alberto Gilardino, attaccante dal quale imparare i trucchi del mestiere. Staccato il cordone ombelicale dall’Inter, proprietaria del suo cartellino fino all’estate 2018, Francesco Forte ha deciso di mettersi in proprio per essere padrone e artefice del proprio destino.

Non a caso, la stessa cosa accaduta all’ex compagno ai tempi della Primavera nerazzurra Samuele Longo, con cui nel 2012 si laureò campione d’Italia. In fondo, i bei tempi degli esordi con la prima squadra erano solo uno sbiadito ricordo e avrebbero continuato a condizionare i giudizi riguardo a quelle che erano le promesse rispetto alla realtà.

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Segni particolari: Forte, forte, fortissimo

Gli attuali 16 gol in 28 presenze collocano Francesco Forte a sole due lunghezze dalla coppia di capocannonieri della serie cadetta Iemmello-Simy, tallonati da Pettinari a quota 17. Uno score inimmaginabile fino a qualche mese fa, visto che soltanto con la Lucchese (in serie C) era riuscito a segnare con questa stessa frequenza.

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Centravanti mancino come l’idolo d’infanzia Bobo Vieri, fisico e tecnico, capace di fare reparto da solo e fungere da riferimento per i compagni. In questo campionato ha partecipato complessivamente al 41% delle reti della Juve Stabia di Fabio Caserta, di nuovo pericolante dopo aver raccolto quattro sconfitte e due pareggi dalla ripresa del campionato.

Il secondo consecutivo, ottenuto sul campo del Frosinone, fa ben sperare in vista del rush finale ma è evidente come le speranze di salvezza delle Vespe di Castellammare di Stabia passino in gran parte dalla sue giocate, ormai evolute e non più somiglianti a quelle di Alvaro Negredo, il centravanti spagnolo dal quale ha ereditato il soprannome di “Squalo” ma anche e soprattutto la tendenza a cambiare spesso casacca. Evento verosimilmente destinato a ripetersi anche al termine di questa magnifica stagione.

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