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Dall’oligarca Kerimov a un manipolo di under 20 senza futuro, passando per Hiddink ed Eto’o: ascesa e discesa dell’Anzhi Makhachkala

Il controverso mondo del calcio russo riserva sempre storie da copertina. L’ultima in ordine cronologico riguarda l’Anzhi Makhachkala, uno dei club capaci di contaminare, nel bene e nel male, il nuovo millennio del movimento calcistico post-sovietico.

La società con sede nella capitale del Daghestan, una delle regioni più misteriose e chiacchierate dell’intero paese, oggi milita nella terza divisione russa, dalla quale è ripartita dopo anni passati ad affrontare un’impressionante e interminabile crisi economica.

Dopo aver chiuso al 15esimo posto la Russia Premier League 2018/19, infatti, l’Anzhi non ha presentato le garanzie per l’iscrizione alla serie cadetta. Così la proprietà, per evitare la completa bancarotta, ha deciso di ripartire dall’ultimo livello della piramide professionistica del calcio locale. A oggi la situazione non è migliorata: prima della sosta, l’Anzhi veleggiava al penultimo posto della classifica, e l’impressione è che difficilmente a breve lo rivedremo protagonista come ai bei tempi andati.

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Anzhi Makhachkala, la ‘perla’ di Russia

La storia dell’Anzhi Makhachkala comincia nel lontano 1992, in seguito alla disgregazione totale dell’Unione Sovietica. La squadra partì dal basso, collezionando diversi piazzamenti importanti senza però mai affacciarsi in prima divisione. Il primo vero step viene compiuto nel 1999, con la promozione in Russian Premier League alla quale farà seguito immediato una finale di coppa nazionale persa sfortunatamente ai calci di rigore contro la Lokomotiv Mosca.

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Ma l’Anzhi, termine che in dialetto locale è traducibile con ‘perla’, pare finalmente aver imboccato la strada giusta. Per compiere il salto di qualità e tener testa alle grandi del paese, che nel frattempo – Zenit in primis – cominciano a farsi apprezzare e temere anche in Europa, occorrono però ingenti investimenti. Il che, in Russia, significa affidarsi a oligarchi con tanto denaro, che abbiano voglia di sperperarlo o al limite di ‘riutilizzarlo’ piazzandolo in giro come investimento. Ed è quello che succede nel cuore del Daghestan nel 2011, quando a Makhachkala arriva l’uomo che cambierà il destino dell’Anzhi.

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L’arrivo di Kerimov e i sogni di gloria

Sulejman Kerimov è la persona giusta per far decollare il progetto Anzhi Makhachkala. Non appena si insedia, l’oligarca fa subito percepire la sua importanza e la sua influenza a livello nazionale.

D’altronde, oltre a essere un business-man e filantropo con interessi nel commercio del gas (possiede a tutt’oggi alcune quote in Gazprom), Kerimov è un politico scafato e senza scrupoli, scelto per rappresentare il Daghestan nel Consiglio di Stato. Grazie a lui l’Anzhi si ritrova con uno stadio riammodernato e un centro sportivo per le giovanili, ultimato nel primo anno di presidenza, da far invidia all’intero paese.

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Ma Kerimov vuole anche vincere. E, per farlo, sa che sono indispensabili giocatori qualitativamente forti, ma che nel contempo possano far avvicinare la gente del posto al club. Per questo il misterioso oligarca, del quale ancora oggi non si conosce l’esatto anno di nascita, innesta sin da subito il carico pesante. Tra il 2011 e il 2013, oltre a mettere sotto contratto il santone olandese Guus Hiddink per la panchina, a Makhachkala arrivano una serie di star da far impallidire l’intero movimento locale.

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Per l’attacco viene acquistato Samuel Eto’o, che poco tempo prima aveva vinto il Triplete con l’Inter, e al Corinthians vengono strappati Roberto Carlos e Jucilei. A loro, uno dopo l’altro, si aggiungono il brasiliano Willian – comprato a suon di milioni dallo Shakthar -, Lassana Diarra, Moubarak Boussoufa, Balazs Dzsudzsak, Diego Tardelli e Lacina Traorè, oltre a una lunga lista di nazionali russi del calibro di Igor Denisov, Denis Zhirkov, Oleg Shatov e Aleksander Kokorin.

Nel 2012/13 l’Anzhi arriva terzo e si prepara a esordire in Europa, inconsapevole del fatto che, da lì a poco, si sarebbe consumato il definitivo canto del cigno.

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La UEFA, che in quegli anni aveva introdotto uno strumento ancora oggi vitale come il Financial Fair Play, infatti si indispettisce: come può un club scalare così velocemente le gerarchie, spendendo una montagna di soldi? L’Anzhi Makhachkala finisce così sotto la lente di ingrandimento e, dopo un’attenta indagine condotta dallo stesso organismo europeo, viene richiamato all’ordine. I conti non sono a posto e, con le nuove regole, le ricapitalizzazioni sono normate diversamente.

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Kerimov fa un passo indietro e decide di tirare i remi in barca, mettendo fine alle spese pazze e incassando il più possibile dalle cessioni dei propri gioielli, sgravandosi contestualmente di ingaggi non più sostenibili dal punto di vista economico.

In più, a mettere i bastoni tra le ruote sopraggiungono una brutta malattia e l’eterna faida per il gas con gli americani, che complicano la vita politica e imprenditoriale dello stesso Kerimov. Dal progetto di investire oltre 200 milioni di dollari all’austerity totale: da un giorno all’altro l’Anzhi si ritrova senza un quattrino.

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Il sogno spezzato e la ripartenza

Le ultime tribolate stagioni parlano da sole. Dopo un paio di salvezze abbastanza sofferte, l’Anzhi Makhachkala perde lo spareggio salvezza del 2017 contro lo Yenisey, ma viene ripescato in Russian Premier League a causa dei problemi economici di alcune altre realtà, varie defezioni che hanno permesso ai daghi di prolungare l’agonia di un altro anno.

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Il resto è storia recente: dopo la deludente retrocessione di un anno fa, la squadra ha avuto la fortuna di poter rimanere nel professionismo. Oggi la rosa è composta quasi esclusivamente da calciatori under 20: scorrendo la lista si notano infatti alcuni ragazzi del 1997, un paio di classe 1998 e tutti gli altri nati dal 1999 in poi, fino addiruttura ai 2003. Tutti russi, tutti cresciuti nel vivaio martoriato da Kerimov che, prima di passare la mano nel 2016, ha monetizzato il più possibile. Perché il tanto millantato amore per la sua città, alla fine forse non era poi così intenso.

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