Arrivato quasi allo scadere del mercato di gennaio, Bruno Fernandes ha già dimostrato di valere ampiamente gli 80 milioni di euro che il Manchester United ha investito su di lui, imponendosi come il leader di una squadra che si è letteralmente trasformata.
La notizia del suo ritorno in patria, arrivata alla fine della stagione 2016/2017 dopo un campionato più che promettente con la maglia della Sampdoria, passò decisamente in sordina: quasi 23enne, a distanza di 5 anni dal suo arrivo Bruno Fernandes lasciava l’Italia per indossare la maglia dello Sporting Lisbona, club sicuramente affascinante e ricco di storia ma pur sempre parte di un movimento, quello portoghese, certo non al top in Europa.
Quello che qualcuno avrebbe potuto considerare un passo indietro si è in realtà trasformato in uno straordinario trampolino per il regista lusitano, che ha completato in patria il percorso di crescita costante iniziato non ancora maggiorenne con il trasferimento al Novara e proseguito poi con le maglie di Udinese e appunto Sampdoria.
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La consacrazione di Bruno Fernandes
Un’ascesa che a ben pensarci è stata sotto gli occhi di numerosi club di spessore, che pure quando è stato il momento non si sono fatti avanti per superare l’offerta pari a poco meno di 10 milioni di euro che ha convinto Ferrero a privarsi del giocatore. Roba da mangiarsi le mani, perché quello che era all’epoca un promettente centrocampista a tutto campo, capace di incidere nelle due fasi grazie a uno spiccato senso tattico e qualità tecniche di prim’ordine, si è trasformato nel giro di due stagioni in uno dei migliori registi offensivi d’Europa. Per qualcuno, addirittura, il migliore.
Vero è che nel calcio i numeri non sono tutto, ma qualcosa dovranno pure voler dire. E quelli registrati da Bruno Fernandes con lo Sporting Lisbona sono impressionanti: in due stagioni e mezzo il portoghese ha messo a referto con la maglia dei Leões la bellezza di 63 reti e 52 assist in 137 presenze, e pur non riuscendo a trascinare la squadra oltre il 3° posto in Primeira Liga ha contribuito in modo determinante alla conquista di due Coppe di Lega e una Coppa di Portogallo.
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Quello che le statistiche possono raccontare soltanto in parte è invece la netta crescita di un giovane talento che si è trasformato in campione, conseguenza mai troppo scontata nel mondo del calcio ma che per quanto riguarda Bruno Fernandes poteva essere abbastanza intuibile: cresciuti con l’età personalità e fiducia nei propri mezzi, nello Sporting Lisbona si è esibito in grandi prestazioni a getto continuo, guadagnandosi un posto da titolare nel Portogallo capace di vincere la UEFA Nations League 2019 e l’inserimento nella squadra ideale dell’Europa League 2017/2018, anche se il percorso dello Sporting si è interrotto già ai quarti contro i futuri campioni dell’Atletico Madrid.
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È stato al termine della seconda stagione monstre in Portogallo che il calcio che conta si è accorto di lui, con numerosi top club che hanno cominciato a bussare alla porta dello Sporting mentre il diretto interessato non poteva che rendersi conto che in effetti un campionato come quello lusitano – 6° nel ranking UEFA ma in realtà lontanissimo dai top 5 – rischiava a ormai 25 anni di risultargli davvero troppo stretto.
Era arrivato il momento di spiccare il volo, ma le forti richieste economiche dello Sporting e soprattutto il generale scetticismo di chi dubitava che fosse il caso di investire tanti soldi nella stella di un torneo non così competitivo, hanno frenato nell’estate 2019 qualsiasi trattativa. Il treno giusto per fortuna si è ripresentato a gennaio, destinazione Old Trafford, “il teatro dei sogni”.
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Bruno Fernandes ha cambiato il Manchester United
Il Manchester United, che già aveva corteggiato il giocatore in estate senza poi affondare il colpo – salvo poi investire 87 milioni nel difensore Harry Maguire – è tornato all’attacco finendo per chiudere quasi a fine gennaio per 55 milioni di euro più altri 25 di bonus.
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Nel momento in cui Bruno Fernandes sbarca a Manchester i Red Devils occupano il 5° posto in classifica, distanti 6 punti dal Chelsea e dal quarto posto che vale la Champions, ma sono reduci da due brutte sconfitte consecutive rimediate contro Liverpool e Burnley. Ovviamente è soprattutto la seconda sconfitta a far preoccupare tifosi e dirigenza dello United, a cui sembra di rivedere gli spettri di un passato recente che dal ritiro di Sir Alex Ferguson è stato una continua serie di pochi alti e molti bassi.
Si mette già in dubbio il futuro di Solskjaer, accolto l’anno precedente quasi come un Messia, c’è rabbia nei confronti di una squadra che forse non sarà eccezionale ma sicuramente si esprime al di sotto delle proprie potenzialità, il timore di restare ancora una volta ben lontani da quella posizione di dominio che per un periodo che è sembrato eterno è stata la naturale collocazione della squadra inglese più conosciuta al mondo.
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E poi arriva Bruno Fernandes e la storia, improvvisamente, cambia. E anche se sarà lui stesso a sottolineare l’ovvio, e cioè che in uno sport di squadra nessuno può vincere da solo, ci sono numeri e dati di fatto inequivocabili a dire che c’è stato un Manchester United prima di lui e un Manchester United dal giorno successivo al suo arrivo.
Che oggi sarà sempre al 5° posto in classifica, ma che al momento si trova ad appena due punti dal Chelsea, vince, convince e – ruotando intorno al regista lusitano – ha trovato un equilibrio invidiabile nonostante i limiti evidenti di una rosa che poteva sicuramente essere costruita in modo migliore.
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Al centro della rinascita
Dopo aver valutato il 3-4-1-2 o il 3-4-2-1, Solskjaer ha trovato finalmente la quadratura del cerchio con un 4-2-3-1 che mette Bruno Fernandes al centro di tutto, regista avanzato con licenza di trasformarsi a seconda della necessità in trequartista o seconda punta. A coprirgli le spalle Matic, a cui spetta il ruolo di schermo davanti alla difesa, e un Pogba apparentemente rinato con l’arrivo del portoghese: l’intesa tra i due è eccezionale e smentisce gli esperti che avevano sentenziato l’impossibilità di far coesistere l’ex Juve e l’ex Sporting Lisbona.
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In una squadra che nonostante un ottimo potenziale offensivo fatica a trovare la via del gol anche a causa degli acciacchi che hanno colpito Martial e Rashford, Bruno Fernandes è riuscito a incidere in modo straordinario anche sul profilo realizzativo: dal suo arrivo a fine gennaio a oggi ha messo insieme 5 gol e 3 assist, ha colpito due pali e ha dimostrato di non aver patito minimamente il passaggio dalla Primeira Liga alla Premier League. Nessun giocatore del massimo campionato inglese, nello stesso periodo, ha fatto meglio di lui.
Titolare in 12 partite su 13, dal suo arrivo il Manchester United non ha perso una sola gara: 4 pareggi e 9 vittorie, un percorso che oltre al campionato ha visto i Red Devils raggiungere le semifinali di FA Cup e ipotecare i quarti di Europa League, obiettivi che insieme a un ritorno in Champions League sono decisamente alla portata di una squadra che adesso non teme rivali.
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Bruno Fernandes-Manchester United, affare per entrambi
Oggi nessuno mette più in discussione gli 80 milioni di euro investiti a gennaio su Bruno Fernandes, anzi, la sensazione netta è che il Manchester United, soprattutto tenendo presenti i prezzi che circolano nel calciomercato odierno, abbia fatto un affare.
Difficile al momento trovare di meglio. Il regista lusitano – che dal suo arrivo in Premier ha più che raddoppiato il seguito sui social – segna e fa segnare, partecipa alla manovra in entrambe le fasi, crea superiorità saltando l’uomo, si mette costantemente a disposizione della squadra, è capace di essere un leader e può essere decisivo in ogni momento: su calcio piazzato, con una conclusione dalla lunga distanza o con uno straordinario assolo.
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Bruno Fernandes = The Milkman 🥛😆 pic.twitter.com/BVgkSINwiv
— Soccer AM (@SoccerAM) June 30, 2020
Lo scetticismo che lo circondava al suo arrivo, inevitabile quando si parla di qualcuno che arriva da un’altra realtà calcistica, è sparito immediatamente: migliore in campo nelle sue prime tre gare in Premier, giocatore del mese di marzo, The Milkman – soprannome fresco fresco, arrivato dopo che le telecamere lo hanno sorpreso a bere latte da una bottiglia old school – ha saputo dare una nuova personalità vincente a una squadra che adesso sogna di riprendersi tutto quello che sente di aver perso nelle ultime stagioni.
A Solskjaer il compito di costruire intorno a Bruno Fernandes, oggi indiscutibilmente una stella del calcio di altissimo livello, presente e futuro di un Manchester United finalmente rinato e che mai come oggi sente vicino il ritorno tra le grandi d’Inghilterra e d’Europa.
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