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Più clamoroso e vincente, in principio fu Johan Crujiff. Dopo aver smesso in campo, il numero 14 più famoso del mondo divenne allenatore dell’Ajax. A venire, successivamente, altri importanti esempi: Pep Guardiola, Carlo Ancelotti, Roberto Mancini, Frank Rijkard, addirittura Diego Armando Maradona.

Si può parlare di trend, allora, di giocatori che diventano allenatori, ed è un fenomeno di tutto il mondo. In Inghilterra, poi, la cosa sta diventando seria: una nuova wave dei manager britannici, ex giocatori allenatori all’improvviso.

Lampard sta facendo discretamente bene al Chelsea, mentre addirittura meglio va a Steven Gerrard con i Rangers. Da valutare, adesso, l’apporto di Wayne Rooney da manager del Derby County dopo aver chiuso con il calcio giocato. Dai gol alle tattiche, dal campo alla panchina.

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Ex giocatori allenatori: il caso Lampard

Lampard Chelsea

Alla prima stagione in Premier League, Frankie Lampard sta disputando una stagione sontuosa con il Chelsea. Attualmente i Blues sono quarti in Premier League e hanno battuto Manchester City, Arsenal (all’Emirates) e Tottenham (due volte); in FA Cup sono ancora in corsa con i quarti da giocare contro il Leicester, e sempre in Coppa, hanno battuto anche il Liverpool neocampione d’Inghilterra.

Unica macchia, oltre a certi periodi di difficoltà nelle prestazioni, le sconfitte europee. La prima in agosto contro il Liverpool nella Supercoppa Europea a Istanbul, la seconda agli ottavi di Champions Leagu: 0-3 dal Bayern Monaco a Londra.

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Dopo una stagione sulla panchina del Derby County in Championship – con conseguente scippo della promozione nella finale secca con l’Aston Villa – Lampard sta raccogliendo applausi. Nel campionato di calcio più difficile del mondo, l’ex centrocampista ha disegnato una squadra moderna e abile nel sapersi adattare a partita in corso, con un’elasticità nei moduli e nei giocatori.

Lampard è stato uno dei centrocampisti più intelligenti del calcio moderno, e ha praticamente ispirato un gran numero di giovani talenti, proprio quelli che adesso definiscono il suo Chelsea in corsa per un posto in Champions League: tanto lavoro ancora da fare, ma una via intrapresa nel migliore dei modi.

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Il freddo scozzese di Gerrard e il nuovo Rooney

Gerrard Rangers

Dopo il caldo di Los Angeles e la brezza del porto di Liverpool, è ora del freddo scozzese. Steven Gerrard aveva chiuso la carriera ai Los Angels Galaxy nel 2016, e disputato, l’anno successivo, una straordinaria stagione all’under 23 del Liverpool. Ma la prima vera avventura in panchina la sta vivendo da due anni con i Rangers, nella Premiership scozzese, dove ha collezionato due secondi posti (considerando quello di quest’anno) e ha disputato anche due campagne in Europa League – quest’anno, addirittura, qualificato ai sedicesimi.

Il Gerrard allenatore, a differenza di Lampard, è diverso. I suoi Rangers non sono così eclettici e appariscenti come il Chelsea dell’ex compagno di Nazionale (a proposito: i due della Golden Generation hanno condiviso 4.821 minuti) e anzi, sono una squadra ordinata ma con un gioco ancora da rivedere. Eppure, Gerrard ha dato un’identità al gruppo, e per quanto sia poco scintillante, il suo è un calcio britannico ma funzionale, dove il pallone gira veloce e si cerca subito la verticalità. D’altronde è pur sempre la Scozia: se sei a Roma, fai come fanno i romani…

I MIGLIORI MARCATORI DELLA STORIA DEL CALCIO

Wayne Rooney è invece un allenatore tutto da testare. Il miglior marcatore della storia del Manchester United (e della Nazionale) è ancora attivo sul campo come giocatore, attaccante del Derby County da 3 reti in 20 presenze stagionali. Il ritorno in Inghilterra dopo l’esperienza a Washington con i DC United è stata contrattualizzata dal 1 gennaio 2020, e fin da subito, la prospettiva è stata quella di continuare a giocare, ma anche di collaborare con lo staff tecnico del manager Phillip Cocu.

Rooney, dunque, ha iniziato il percorso da allenatore impastando la ricerca del gol in campo con quella della miglior strategia di squadra, e in pratica, il suo, pare a tutti gli effetti una sorta di stage (curricolare, ovviamente). Un apprendistato che gli permetterà di tastare l’esperienza di managing di una squadra e intanto continuare a offrire le sue tecniche sportive in campo, da cui però non ha ancora annunciato un ipotetico ritiro – età attuale 34 anni.

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Il sottobosco di ex grandi allenatori inglesi è fitto di figure iconiche del calcio europeo. Ci sono Sol Campbell e Ashley Cole che hanno allenato nelle categorie minori – fatto sottolineato con polemica razzista da Raheem Sterling -, John Terry vice manager all’Aston Villa, il vulcanico Joey Barton al Fleetwood Town in Ligue One (e si: anche qua ha avuto problemi con la giustizia).

L’Inghilterra del calcio sta riscoprendo una fortuna calcistica che non si vedeva proprio dai tempi di Lamprd e Gerrard, e oggi, appunto, le loro figure sono sostituite da Foden, Hodson-Odoi, Sterling, Rashford e Chilwell. Ma proprio quegli ex campioni si stanno rifacendo una nuova vita in panchina, e adesso, visti gli oculati risultati, aspettiamo chi saranno gli ex colleghi che li seguiranno.

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