24 anni il prossimo 12 agosto, Arthur è arrivato al Barcellona nel 2018 con l’impegnativo compito di raccogliere l’eredità di Andrés Iniesta: a distanza di due anni i blaugrana sembrano ora pronti a privarsene e la Juventus non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione.
In attesa della conclusione di questa stagione decisamente anomala, uno dei primi grandi colpi della Serie A 2020/2021 potrebbe essere definito già nei prossimi giorni, se non addirittura nelle prossime ore: parliamo di Arthur Henrique Ramos de Oliveira Melo, per tutti semplicemente Arthur, centrocampista brasiliano che già da tempo era nel mirino della Juventus.
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La notizia è che la trattativa, impostata su uno scambio che vedrebbe arrivare in Catalogna Miralem Pjanic, avrebbe subito una brusca accelerata negli ultimi giorni proprio per la mutata volontà di Arthur, che è passato dal rifiutare categoricamente Torino e la Serie A a un’apertura che per molti potrebbe tramutarsi in un definitivo “si” già entro la settimana in corso.
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24 anni tra poco meno di due mesi e già punto fermo del Brasile, Arthur verrebbe valutato circa 80 milioni di euro, cifra che comunque andrebbe calcolata sulla base di uno scambio con Pjanic, valutato a sua volta poco meno in un’operazione che come il calcio moderno insegna farebbe comodo ai bilanci di entrambi i club, che in questo momento sono decisamente in affanno.
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Arthur, le caratteristiche tecniche
Sarebbero infatti principalmente economiche le motivazioni che spingerebbero il Barcellona a privarsi di un giocatore ancora giovane, di grande qualità e potenzialmente capace di giocare titolare in qualsiasi top club d’Europa.
Per qualità tecniche ed età Arthur sarebbe considerato infatti più sacrificabile, in nome degli equilibri economici, di nomi come Frenkie de Jong – arrivato del resto appena la scorsa estate – e un totem come Sergio Busquets, anche se parliamo di ruoli decisamente differenti.
Arthur è infatti un interno di centrocampo, una mezzala capace di unire qualità e dinamismo e che non a caso il Barcellona ha prelevato nel 2018 dal Gremio – investendo qualcosa come 40 milioni di euro su un ragazzo con appena 15 mesi di professionismo sulle spalle – con il proibitivo compito di sostituire un certo Andrés Iniesta, che per raggiunti limiti di età aveva deciso di andare a chiudere in Giappone.
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Purtroppo non si può dire che la missione, che del resto era davvero difficile, sia riuscita in pieno: accolto da Xavi – altra icona blaugrana a cui è stato accostato – come un futuro campione, capace di segnare un’epoca al Barcellona, Arthur è stato frenato nelle ultime due stagioni da una costante serie di fastidi fisici che non gli hanno permesso di esprimersi al meglio con la necessaria continuità.
Secondo i dati forniti da Transfermarkt sono ben 22 le gare che il brasiliano è stato costretto a guardare dalla tribuna, acciacchi mai gravi ma costanti e che hanno gettato un’ombra sulla sua tenuta atletica tanto grande da offuscare quanto di buono fatto vedere in campo, dove pure non sono mancate giornate degne di nota.
Nella stagione d’esordio, ad esempio, contro il Valencia completa 135 passaggi su 142, infrangendo il record della Liga precedentemente detenuto proprio da Iniesta. Poco dopo, in Champions League contro il Lione, infila 71 passaggi su 72, una precisione del 98,6% che non può non far notizia.
98.6% – Arthur Melo completed 98.6% of his passes against Lyon (71/72), his best passing accuracy in a game for @FCBarcelona in all competitions. Calm. pic.twitter.com/XBwEbsDmGY
— OptaJose (@OptaJose) March 13, 2019
Numeri importanti e che la dicono lunga sulle sue qualità: Arthur è un calciatore in possesso di tutte le qualità tecniche tipiche dei brasiliani a cui riesce però ad abbinare una concretezza decisamente europea. Dinamico, abile nel muoversi con o senza la palla, pur non segnando molto – appena 10 i gol registrati in carriera, 4 nel Barça e tutti nella stagione in corso – può risultare determinante nel gioco offensivo della sua squadra grazie a una visione di gioco a 360 gradi che gli permette di fornire assist e di aprire la difesa avversaria grazie agli inserimenti offensivi. Capace di contribuire anche in fase di non possesso, vista l’età potrebbe avere inoltre ancora ampi margini di miglioramento.
Arthur in numeri: presenze, gol e trofei vinti
Nato il 12 agosto del 1996 a Goiânia, dopo essere entrato nelle giovanili del Goiás Arthur è entrato nel settore giovanile del Gremio dopo che il club lo aveva notato in un torneo locale riservato agli Under 14. Alto 172 centimetri, relativamente leggero, ha esordito in prima squadra nel 2015 sotto la guida Luiz Felipe Scolari, che era rimasto colpito dalle sue straordinarie prestazioni nella “Copa São Paulo de Futebol Júnior”.
Si è trattato però appena di un assaggio di professionismo, seguito da un brusco ritorno nelle giovanili anche a causa di una grande concorrenza nel ruolo, venuta meno la stagione successiva grazie al continuo “export” dei club brasiliani che cercano continuamente nuovi talenti per sostituire i giocatori partiti in cerca di successo in Europa.
Così è stato per Arthur, che sotto la guida di Renato Portaluppi si è finalmente preso la scena, impressionando fin dal debutto per le qualità tecniche e per la sicurezza nei propri mezzi: migliore in campo al debutto in Libertadores contro il Guaranì, con il Gremio ha messo insieme 70 presenze e segnato 6 gol, mentre al momento sono 71 le gare giocate con il Barcellona (4 le reti) e 20 quelle disputate con il Brasile, con cui ancora deve arrivare la gioia del gol.
Nella bacheca del centrocampista brasiliano figurano una Copa do Brasil, una Recopa Sudamericana, un Campeonato Gaucho e soprattutto una Libertadores, quella del 2017 vinta come miglior giocatore della finale. A questi trofei si aggiungono quelli conquistati in Spagna – Liga e Supercoppa – e la Copa America 2019 alzata al cielo con il Brasile.
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Arthur-Pjanic, uno scambio equo?
Paragonare Arthur e Pjanic non è così semplice e non tanto per una questione di ruoli differenti: molto probabilmente nel Barcellona il bosniaco andrebbe a ricoprire lo stesso ruolo del brasiliano, abbandonando il ruolo di regista ricoperto in bianconero e tornando a operare come mezzala. Sono le caratteristiche individuali a rendere completamente diversi questi due giocatori, e la sensazione è che sia questo il motivo principale per cui Barça e Juventus abbiano pensato a uno scambio che, soltanto in seconda battuta, porterà benefici anche dal punto di vista economico.
Se infatti il bilancio fosse stato la ragione principale è probabile che i giocatori coinvolti avrebbero avuto nomi meno importanti: Pjanic e Arthur sono sicuramente due top nel ruolo, e la sensazione è che scambiandosi la maglia entrambi potrebbero guadagnarci. Prima di tutto dal punto di vista economico, con stipendi quasi raddoppiati, e poi anche da quello di inserirsi in un contesto dove le loro caratteristiche sarebbero valorizzate meglio.
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Pjanic sarebbe la mezzala di palleggio che il Barcellona cerca dall’addio di Iniesta, Arthur invece in bianconero rappresenterebbe il primo tassello di un reparto che la Vecchia Signora deve assolutamente rifondare e che è risultato incompatibile con quanto richiesto da Maurizio Sarri per il suo tipo di gioco. Con Bentancur promosso stabilmente nel ruolo di regista basso, il brasiliano potrebbe essere il collegamento ideale tra la mediana e la trequarti avversaria operando da interno in coppia con un giocatore magari ancora più fisico.
Esperienza e qualità tecniche assolute pendono naturalmente a favore di Pjanic, ma nel conto non possono essere ignorati i 6 anni in meno in favore del brasiliano, sul quale semmai pesa l’incognita della tenuta atletica. La speranza della Juventus è che i frequenti stop avuti in Spagna siano stati semplici incidenti di percorso – del resto non c’è mai stato un infortunio grave – e che appartengano al passato: escluso questo rischio la sensazione è che Arthur in Italia possa davvero imporsi come uno dei centrocampisti migliori in circolazione, trasformandosi in un cardine del futuro bianconero a breve, medio e lungo termine.
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