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Sandy Young è ancora oggi il secondo miglior marcatore di sempre con la maglia dell’Everton ed è stato il primo eroe del Merseyside derby con il Liverpool: idolo delle folle, dopo il ritiro la sua vita fu avvolta dal mistero e segnata dalla tragedia.

Andrà in scena stasera l’edizione numero 236 del Merseyside derby, la stracittadina storicamente più prestigiosa – numeri alla mano – che il calcio inglese può offrire. Una definizione che può far sorridere oggi, con il Liverpool campione d’Europa e prossimo a vincere a suon di record il 19° alloro della sua gloriosa storia e l’Everton confinato a metà classifica in attesa della conclusione dell’ennesima stagione anonima.

Ma non è sempre stato così: anche se non riescono ad avere la meglio sui rivali cittadini dal lontano 17 ottobre del 2010, anche se un quarto di secolo è passato dall’ultimo trofeo alzato al cielo (la FA Cup del 1995) come tanti altri club ricchi di storia i tifosi dell’Everton possono comunque sognare ricordando un passato glorioso e bomber come William “Dixie” Dean e, andando ancor più a ritroso nel tempo, Sandy Young.

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Ma se del primo è stato raccontato tutto o quasi – atto doveroso, visto che tra il 1925 e il 1937 mise a segno 383 reti per il club in 433 partite – il ricordo del secondo è andato via via sbiadendo nella memoria degli appassionati: ancora oggi non è chiaro se quello che fu il primo vero idolo dei Toffees, nonché primo eroe del Merseyside derby, sia ricordato a fatica per il tanto tempo trascorso dalle sue gesta o per l’alone di mistero che ha circondato la sua vita una volta appesi gli scarpini al chiodo.

Sandy Young, il primo eroe del Merseyside derby

Nato a Slamannan, villaggio di un migliaio di anime a sud di Falkirk, Scozia, Alexander “Sandy” Young – da non confondere con l’omonimo Alex Young, detto “The Golden Vision” ed eroe sempre dei Toffees negli anni ’60 del XX secolo – arriva in Inghilterra nel 1901, 21enne, attratto dal ricco calcio professionistico che si gioca a sud del Vallo di Adriano dove è convinto di poter recitare un ruolo da protagonista.

Una convinzione che ha solide basi, del resto: interno offensivo destro abile nel costruire il gioco e ancor più nel finalizzarlo – compito tipico del ruolo all’epoca, con il centravanti spesso chiamato a favorire gli inserimenti di chi operava alle loro spalle – Sandy Young si mette in mostra fin da subito come uno dei punti fermi di una squadra fortissima grazie a un dribbling ubriacante e che i cronisti dell’epoca, all’alba del XX secolo, definiscono old school. Inoltre si danna l’anima per tutto il campo, insegue l’avversario, si lancia su ogni pallone, non ha paura dello scontro fisico. È un trascinatore.

Nel suo primo derby contro il Liverpool, club nato proprio in seguito all’addio ad Anfield da parte dell’Everton – il proprietario dell’impianto costruì una squadra per utilizzarlo – Sandy Young va subito a segno, ripetendosi due settimane più tardi nel first round proper della FA Cup 1901/1902.

Sono le prime gare di un’avventura con l’Everton che durerà un decennio, le prime reti delle 125 che ancora oggi gli permettono di essere considerato il quarto miglior marcatore nella storia del club, superato soltanto da icone come Dixie Dean, Graeme Sharpe e Bob Latchford. Di queste segnature, sei in particolare meritano di essere ricordate: il poker rifilato al Liverpool nel Merseyside derby del 1° aprile 1904, che gli permette di entrare nella leggenda, la rete che nel 1905 vale il gol numero 1000 del club in campionato e il guizzo che decide la finale della FA Cup del 1906 contro il Newcastle.

https://twitter.com/ItToffeesWall/status/1252550609552789504

“Il più forte calciatore mai visto”

Si tratta di un calcio di altri tempi e lontano anni luce dalla Premier League attuale, sottolinearlo è quasi banale, ma quanto accade in campo e fuori è più attuale di quello che in molti potrebbero sospettare: Sandy Young diventa l’idolo dei tifosi Toffees, e quando il club annuncia al termine della stagione 1910/1911 che l’attaccante ormai 31enne se ne andrà i suoi tanti ammiratori minacciano di boicottare la squadra. Questo non impedisce comunque il divorzio, dopo 325 partite e 125 reti, con alcuni dirigenti dell’Everton che si lasciano scappare qualcosa sul fatto che non tutto è come sembra, e che lontano dai riflettori possono accadere cose di cui non tutti sono a conoscenza.

Affermazioni criptiche che probabilmente riguardano proprio Alex “Sandy” Young e il suo carattere difficile: nel tempo è diventato via via sempre più cupo e nervoso, spesso ha comportamenti asociali che lo portano a isolarsi e lo spingono a compiere lunghissime passeggiate in compagnia esclusivamente dei suoi pensieri. Si dice che abbia frequenti e improvvise emicranie e che sia “rissoso”, soprattutto quando le cose non vanno come lui vorrebbe.

Un individuo decisamente bizzarro, che dopo aver guadagnato una fortuna in soldi e fama – al suo addio i tifosi dell’Everton lo definiscono “il più forte calciatore mai visto e che mai vedremo” – chiude la carriera con esperienze brevi e più che dimenticabili con Tottenham, Manchester City e South Liverpool prima di appendere gli scarpini al chiodo. Emigra in Australia, dove intende gestire una fattoria con il fratello John, ed è qui, lontano dai campi di calcio e dall’Inghilterra che lo ha idolatrato, che ha inizio la seconda parte della nostra storia. Un capitolo decisamente oscuro.

Tragedia e mistero

John Young si è trasferito in Australia, nella cittadina di Tongala, già da qualche anno. Lo ha fatto grazie alle 150 sterline avute in prestito dal fratello Alex, investendo in una fattoria che però non ha avuto la resa sperata. I conti devono anzi essere pesantemente in rosso quando l’ex idolo del Goodison Park arriva sul posto, tanto che è necessario un nuovo investimento di 175 sterline, un esborso più che considerevole per l’epoca e che mette l’ex calciatore in notevole difficoltà.

Gli anni del football vittoriano ed edoardiano sono pieni di storie riguardanti calciatori finiti in miseria, alcuni morti letteralmente di stenti, per non aver saputo amministrare le fortune accumulate nei giorni migliori. Reinventarsi è difficile, e mentre la fattoria dei fratelli Young continua ad andare in perdita le tensioni tra John e Alex diventano sempre più frequenti e sempre più violente.

Una notte, infine, accade l’irreparabile: dopo aver chiesto a John i propri soldi indietro ed essere stato minacciato di morte, Sandy Young si sveglia improvvisamente all’alba del 31 novembre 1915 dopo aver sentito dei rumori provenire dalla stalla. Temendo per il proprio bestiame si reca sul posto, il fucile carico, solo per constatare che il fratello si è già alzato per mettersi al lavoro.

La discussione interrotta la sera precedente si riaccende immediatamente, John agita una pala e minaccia di rompergli la testa: è l’ennesima volta, è la goccia che fa traboccare il vaso, Sandy Young preme il grilletto e uccide il fratello, quindi torna in casa, rivolge l’arma contro se stesso e fa fuoco.

Alla polizia, che poco dopo allarmata dai vicini lo trova ferito ma non in pericolo di vita – la pallottola lo ha soltanto colpito di striscio – racconta come sono andate le cose, una storia che però non ha testimoni e sulla cui veridicità è lecito avere sospetti. Del resto John, in fin di vita, ha raccontato agli investigatori una versione completamente opposta e che lo vede vittima di un improvviso attacco di collera di Alex. In effetti ancora oggi il mistero circonda quella notte, che comunque cambia per sempre la vita dell’ex stella del Goodison Park.

Il processo per omicidio volontario è inevitabile, la condanna potrebbe essere severissima, ma l’intervento dell’Everton con una lettera che arriva dall’Inghilterra, sollecitato dal suo legale, cambia le carte in tavola.

Sandy Young e l’Everton, un legame indissolubile

A distanza di quasi 5 anni dalla sua ultima gara con il club, Sandy Young viene descritto come un individuo quasi certamente instabile mentalmente, asociale ed incline a improvvisi attacchi di rabbia. Affermazioni sufficienti a trasformare l’accusa in omicidio colposo e a portare a una condanna di soli tre anni, periodo di tempo che si conclude con il ritorno del campione che un tempo infiammava gli stadi nella natia Scozia.

È ad Edimburgo, solo e in povertà, che Sandy Young trascorre la seconda metà della sua vita: per quasi quarant’anni è poco più che un fantasma, a stento ricordato dai tifosi che un tempo lo definivano “il più forte di sempre”. Quando poco dopo aver compiuto 79 anni scompare in un manicomio di Edimburgo, il 17 settembre 1959, in pochi si ricordano di lui, dei suoi tanti gol, della classe infinita, di quando dominava il Merseyside derby.

Nel momento in cui aveva salutato il suo primo grande campione, l’Everton aveva rassicurato i tifosi che mai il club avrebbe scordato l’enorme contributo da lui fornito: una promessa mantenuta in pieno, dato che dopo avergli pagato il viaggio di ritorno dall’Australia i Toffees continuano a supportare economicamente l’ex idolo delle folle per tutta la vita.

A oltre un secolo di distanza dalla sua ultima apparizione con la maglia del club, infine, arriva anche una degna sepoltura per Alex “Sandy” Young, che da più di cinquant’anni giace in una tomba senza nome: nel 2015 l’Everton si adopera per onorare una delle sue prime leggende con una lapide nel cimitero di Edimburgo, dove viene ricordato il gol che valse la FA Cup del 1906. L’unico trofeo alzato al cielo da un campione epocale, che ha concluso la sua vita nell’ombra e nel mistero.

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