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Isco sta per mettere piede sul parquet per l’ultimo quarto della sua carriera, riuscirà a non spegnersi prima della sirena?

20 giugno 2016, alla Oracle Arena di Oakland si gioca gara sette tra i Golden State Warriors e Cleveland, guidata dal figliol prodigo Lebron James. Alla fine del terzo quarto il punteggio è 76 a 75 per i padroni di casa, nonostante negli ultimi dodici minuti gli ospiti abbiano messo a segno cinque punti in più, portandosi a un alito di vento dagli avversari. Come proseguì quella notte non c’è bisogno di ricordarlo, c’è YouTube per rivedere tutta la gara e chissà che non venga girata una serie Tv su quanto accaduto nelle Finals del 2016. Ciò che ci interessa è legato al concetto di ultimo quarto, di sirena che sta per suonare, di minuti di recupero. 

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Isco, il paradosso: tanti trionfi ma carriera fallimentare?

Quattro Champions League, una Liga, tre Super Coppe Europee, quattro Mondiali per Club. Quando a ventotto anni hai vinto così tanto come si può definire una carriera quasi fallimentare? Ci azzardiamo nel definire tale il percorso di Isco Alarcon, trequartista del Real Madrid famoso nel globo e di qualità eccelsa, perché alle soglie dell’ultimo quarto della sua carriera, all’inizio di quelli che possiamo definire i suoi minuti di recupero, lo spagnolo non ha proseguito nell’esplosione celestiale del talento che il mondo intero aveva previsto.

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Il paradosso è lampante: con un talento simile, in grado di incantare le platee intercontinentali, per Isco ci si aspettava un ruolo di primo piano. Invece da quando è approdato al Real Madrid solo per una manciata di stagioni è assurto a fulcro principale delle rotazioni madrilene. Per il resto il suo ruolo è stato di comparsa. É accettabile un simile tramonto per la sua carriera?

Come per il coetaneo Neymar, che oggi a Parigi veste la maglia numero dieci cercando di colmare il margine tra le promesse fatte a se stesso e l’attuale palmares emotivo, per Isco è giunto il momento della verità. Assurgere all’empireo una volta per tutte o crogiolarsi nella normalità vittoriosa dei blancos, comunque un dolce naufragare. 

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Lockdown e l’amore eterno per il Real Madrid

Milan, Juventus, Paris Saint Germain, Manchester City, Inter, e Chelsea in ordine sparso. Le più grandi d’Europa, in situazioni diametralmente differenti, lo cercarono per farne il perno centrale della propria costruzione offensiva. Un così grande numero di squadre e un costo, novanta milioni, che due anni fa era scritto sul cartellino del prezzo del ragazzo non smossero il Real Madrid. Lui stesso, negli anni in cui riuscì a far sfavillare il suo talento, ha sempre scelto il Madrid come unico ed eterno amore, rifiutando di eleggere un’altra destinazione per la sua carriera.

Isco Alarcon Spagna

Isco con la nazionale spagnola ha vinto l’Europeo under 17 nel 2013
Fonte immagine: profilo Ig @IscoAlarcon

Nel valzer dell’eterno amore dichiarato ai blancos però, entrano in gioco le ultime due stagioni, iniziate nel settembre 2018 (l’estate dei novanta milioni) e terminate a causa del lockdown mondiale nel marzo di quest’anno. Se nella prima parte di stagione del 2018 Isco faticò molto sotto la gestione Solari, è il ritorno di Zinedine Zidane a restituirgli la titolarità e con essa la forza di imporsi, anche se per poco, nell’undici del Madrid post eliminazione con i lancieri dell’Ajax. 

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Un fallimento simile, per di più perpetrato tra le mura del Bernabeu, fecero si che la stagione terminata con il terzo posto a meno diciannove dal Barcellona e a meno otto dai cugini dell’Atletico diventasse un momento di transizione importante dalle parti di Valdebebas. La stagione attualmente in corso, particolare a dir poco, è invece iniziata con il francese in panchina e Isco, anche a causa dell’infortunio al bicipite femorale, in campo per circa 1300 minuti distribuiti su ventitré presenze. Un numero esiguo, non conforme al talento del ragazzo, che ora o mai più deve fare una scelta. 

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Isco e la stagione della verità

La stagione che sta per ricominciare, e ancor di più quella che inizierà a settembre, avranno tutta l’aria di essere quelle decisive per la carriera da solista dello spagnolo.  Con una prima fallimentare stagione di Eden Hazard al Barnabeu, la prevedibile fine delle avventure madrilene di James Rodriguez, Gareth Bale e Luka Modric e il lento recupero che si prospetta per Asensio, Isco dovrà prendersi sulle spalle la squadra.

Quel Real Madrid a cui ha da sempre giurato amore eterno ponendosi come punto di riferimento per Zidane e costringendo Florentino a non ritenerlo dispensabile dalle sue mansioni tra le maglie difensive avversarie. Ora o mai più dunque, a un passo dalla sirena, alle soglie dei minuti di recupero, Isco può ancora far splendere la sua stella Blanca.

Fonte immagine di copertina: profilo Ig @IscoAlarcon

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