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Come nasce il derby di Siviglia, la forte rivalità tra Sevilla e Betis, lotta tra potere e popolo

C’era il Sevilla F.C, espressione massima dei nobili della città. Poi c’era il Sevilla Balompie, la squadra degli universitari di Siviglia, pronti a sbarcare il lunario frequentando corsi per intraprendere la carriera militare o medica. Nella città spagnola l’aristocrazia gestiva tutto e rendeva il calcio uno sport per pochi. La seconda squadra di Siviglia partecipava solo a qualche coppa Nazionale e quando la richiesta economica diventava troppo alta, tralasciavano il tutto. Il calcio era sempre e solo pura passione. Il talento però ammalia e così neanche le differenze culturali e sociali reggono.

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Il talento è rappresentato da un ragazzo che arriva in città e cambia la storia del derby di Siviglia. Figlio di operaio, faceva impazzire i dirigenti del Sevilla FC, ma sarebbe stato scandaloso ingaggiare il ragazzo. Inammissibile vista la sua estrazione sociale. Si decise per un referendum, una votazione democratica per valutare la possibilità di fare uno strappo alla regola. La maggioranza votò NO, un operaio non poteva giocare nel Sevilla. Eladio García de la Borbolla, membro della giunta direttiva del Sevilla Football Club di ampie vedute e decisamente contrario a questa decisione, lasciò il club e fondò una propria squadra.

Nel 1914 il Sevilla Balompié dopo aver vinto di nuovo la Coppa di Siviglia si fuse con questa nuova squadra assumendo il nome di Real Betis Balompié, nome che la squadra ha ancora oggi. Lì nel Betis gli operai potranno giocare.

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La genesi del derby di Siviglia: Sevilla-Betis, uno dei più caldi del mondo

Nasce così una delle rivalità più calde nella storia del calcio: il derby di Siviglia. Sevilla FC e Betis rappresentano due fronti diversi della città e nel giorno della partita il clima è incandescente. I supporters sur, ossia i tifosi del Betis, sono ritenuti politicamente di destra, mentre i biris, tifosi del Siviglia, sono ritenuti di sinistra. Vedere un giocatore cambiare casacca è inammissibile.

Nel 1946 la dirigenza del Betis, in grave difficoltà economiche, prova a vendere Antunenz al Siviglia, ma scoppia la rivoluzione dei tifosi biancoverdi e il trasferimento viene annullato. Meglio la crisi che cedere all’eterno rivale. Ma il Betis raccoglie i favori di tutta la Spagna, la sua storia ricorda molto il Grande Torino. Negli anni 30 dominava il calcio spagnolo poi arrivò la guerra civile e la società ripartì dalla C dopo i notevoli danni del conflitto. È proprio dal basso che il gruppo si compatta e la tifoseria trovò la sua anima.

In quei campi di periferia nacque il coro ¡Viva er Beti manque pierda! (Viva il Betis nonostante perda). Ancora oggi il Sevilla è la squadra ricca e “arrogante” della città e il Betis quella povera ed umile. Passano gli anni, i giocatori, i membri e i presidenti ma l’odio continua. Solo aver pensato alla possibilità di condividere lo stesso stadio accese le proteste di entrambe le tifoserie. Per questo in città esistono 3 stadi, uno per il Sevilla (Ramon Sanchez Pizjuan), uno per il Betis (il Benito Villamaríne) e l’Estadio la Cartuja. Quest’ultimo doveva infatti diventare la sede dei due grandi club della città. Ora viene utilizzato occasionalmente da entrambi per partite ufficiali.

Eterna lotta tra le polemiche

Ovviamente nella storia dei derby di Siviglia non sono mancate le polemiche come quella volta che il Siviglia perse volontariamente per far retrocedere i rivali o le tante voci di partite pagate dallo stesso Siviglia agli avversari del Betis per contrastare la loro ascesa. Sarà sempre una partita viva, focosa, di carattere, di spirito: Betis e Sevilla è l’eterna lotta tra il potere e il popolo, tra l’arroganza e l’umiltà, tra la ricchezza e la povertà. Perché il calcio non è solo un gioco…e a Siviglia lo sanno bene.

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